Quando ero alle superiori ero il videomaker della classe. A tutte le gite o le feste ero lo scriba video che avrebbe inciso su nastro le nostre avventure. Questo fatto mi rende felice perché sono sempre stato un grande supporter della memoria come mezzo evocativo. Noi in fondo siamo frutto del nosto passato anche se… ok non voglio aprire un discorso sullo spazio-tempo. Torno ai tempi del VHS. A cavallo tra gli ’80 e i ’90 le telecamere o videocamere erano enormi scatoloni che contenevano le altrettanto enormi videocassette VHS. Le prime videocamere erano addirittura divise in corpo macchina e registratore che era rigorosamente a tracolla. Ma l’elemento di cui voglio parlare è il viewfinder. Il viewfinder o oculare è il dispositivo che permette di vedere cosa sta inquadrando la videocamera e, all’epoca, i viewfinder erano in bianco e nero. Ma perché vi racconto questa cosa? Tra un po’ ci arrivo.
Qualche settimana fa mi sono svegliato e mi sono reso conto che ho fatto il primo sogno in VR. Vi starete chiedenco come ho capito che il mio sogno fosse in VR. Semplice, le pareti della staza dove si ambientava il sogno avevano quella caratteristica che ha la grafica CGI con le pareti che spariscono quando si passa attraverso o si vedono di “taglio”. Il tipo di immagine era tipica delle esperienze VR grafiche, anche gli elementi dell’ambientazione avevano quella patina da realsintetico che hanno epr ora le immagini VR. Non era sicuramente ripreso con un videocamera 360 per intenderci dove la grana, la definizione è ancora un po’ bassa. Questa cosa mi ha fatto pensare e mi ha fatto tornare in mente i ricordi dei viaggi alle superiori ma no per il viaggio stesso ma per il fatto che molti ricordi di quei momenti li ho solamente in bianco e nero.
Questo effetto mi fa pensare alla potenzialità di una tecnologia come la VR dove l’immersione, l’illusione della presenza sono talmente forti da poter ricreare dei ricordi di situazioni vissute e realmente esistite solo nello spettatore della VR. So che questo vale anche per il cinema, il livello di astrazione e di ricostruzione del cervello umano è stratosferico, ma con la VR il processo è molto più semplice, molto più immediato. Volare su San Francisco con Google Earth VR o guardare un film VR come Angelica o Allumette dove posso cambiare punto di vista è un forte generatore di esperienze. Di questo bisonga tenere conto quando si scrive per la VR. Raccontare una storia immersiva non è solamente dove posizionare gli attori, come attirare l’attenzione, ma è come creare un forte ancoraggio emotivo alla situazione che il spettatore sta vivendo.