Recentemente ho rispolverato il vecchio e glorioso Amiga 500, fidato compagno di viaggio nel mondo digitale a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90.
Il computer era riposto nell’armadio in cantina e quando l’ho tirato fuori il dubbio che funzionasse ancora era sorto. Ho perso un po’ di tempo a cercare il mouse, ricordavo di averlo visto recentemente, ma purtroppo non l’ho trovato. Ma la voglia di risentire il rumore del drive e vedere il floppy blu sullo schermo era tale che non ho avuto voglia di aspettare.
Pennello e aria compressa per pulirlo dalla, a dir il vero poca, polvere e poi subito a scavare nei ricordi i collegamenti. Il mitico monitor 1084S l’ho usato fino ad una decina di anni fa come monitor per la play ed il decoder satellitare e ricordavo solo un piccolo problema al pulsante di accensione.
Fatti tutti i collegamenti, pochi a dire il vero, ho premuto il tastino dell’alimentatore e… funziona. Dopo oltre 25 anni di oblio si è acceso come se questi anni non fossero passati. L’inconfondibile rumore della testina del lettore floppy ha iniziato il suo intervallare il tempo in attesa di un dischetto blu. Bentornato Amiga!
Probabilmente è l’effetto Ready Player One perché, dopo aver letto il libro qualche anno fa, pensavo spesso alle ore passate in compagnia del mio primo computer. Lo ricevetti come regalo per la promozione alle superiori molto più tardi di tutti i miei amici che erano già felici possessori chi di Commodore 64, chi di Vic20 e chi di MSX. Io no. Non ero rimasto affascinato dalle cassette, dai minuti interminabili per caricare i giochi, sinceramente non ero rimasto affascinato nemmeno dai giochi in sé. Ma con l’Amiga la cosa era diversa. La prima volta che lo provai era a casa di mio cugino e ricordo le sfide di bob di Calgary ’88. Mi colpì la grafica che mi aveva “deluso” o megli onon mi aveva entusiasmato con i suoi predecessori. Quando lo ricevetti fu una festa. Entrai immediatamente nel mondo della programmazione. Mi piaceva creare i boot sui dischi o modificare il codice dei giochi. Non lo facevo per spirito hacking (versione italiana del termine con connotazione tendenzialemte negativa) ma per capire come funzionava il tutto e per poi creare i miei mondi digitali. Forse a fine anni ’80 è iniziato il percorso che mi ha protato alla realtà virtuale.
Ero e sono un giocatore anomalo, non ho mai amato i giochi di combattimento e gli shot’em’up dopo un po’ mi annoiavano. Ho sempre adorato i simulatori di volo ma non per le missioni ma per poter esplorare il mondo , l’ambiente ricreato digitalmente. Ricordo che con F/A 18 Hornet, uno tra i primi simulatori di volo di combattimento, finita la missione creavo il mio piano di volo e calcolando velocità e direzione cercavo di individuare la posizione sull’atlante. Immaginavo quello che sarebbe diventato il Flight Simulator molti anni dopo.
Gli altri giochi che preferivo erano Popolous, dove si era una sorta di creatore di mondi, antesignano di Sims, Arkanoid, non servono presentazioni come per Tetris ed i mitici Lemmings. Penso che Lemmings sia uno tra i giochi che ho giocato di più all’epoca ed è poprio con i Lemming che inizierò questa mia nuova avventura video. Manderò in streaming le partite su Twitch e su Youtube. Perciò se le volete seguire collegatevi e iscrivetevi ai miei canali Twitch (fluido) e Youtube (fluidotv) nel giro di un paio di settimane inizierò con il retrogaming live streaming. Stay tuned!