Non mi aspetto niente. Questo non è drammatico. Dopo averlo
accettato, ho raggiunto la tranquillità.
Ma questa donna mi ha dato una speranza. Devo temere le speranze.
Guarda i tramonti tutte le sere; io, nascosto, la guardo. Ieri, oggi di nuovo,
scoprii che le mie notti e i miei giorni aspettano questa ora. La donna, con
sensualità di zingara e con il fazzoletto colorato troppo grande, mi
sembra ridicola. Tuttavia sento, forse un poco per scherzo, che se potessi essere
visto per un istante, se lei potesse parlarmi per un momento, arriverebbe anche
l’aiuto che l’uomo sente negli amici, nelle fidanzate e in coloro
che si trovano nei suoi stessi panni.
La mia speranza può essere l’opera dei pescatori e del tennista
barbuto. Oggi m’irritò trovarla con quel falso tennista; non sono
geloso; ma ieri nemmeno la vidi; andava verso le rocce e quei pescatori mi impedirono
di seguirla; non mi dissero niente: fuggii prima di essere visto. Riuscii ad
evitarli passando in alto; impossibile; avevano amici che li guardavano pescare.
Quando ritornai, il sole era già sceso, le rocce solitarie presenziavano
la notte.
Forse sto per fare una stupidaggine irrimediabile; forse questa donna, intiepidita
dai soli di tutte le sere, mi consegnerà alla polizia.
La calunnio; ma non dimentico la protezione della legge. Quelli che decidono
la condanna impongono tempi, difese che ci aggrappano alla libertà, con
demenza.
Adesso, sporco e invaso dai peli che non posso tagliare, un poco vecchio, coltivo
la speranza della vicinanza benigna di questa donna indubbiamente bella.
Spero che la mia enorme difficoltà sia istantanea: passare la prima impressione.
Questo falso impostore non mi vincerà