(CANTO TREDICESIMO)

13
(...) E così venne il giorno disiato,
che dentro il mio giardin lasciai trovarmi.
Odorico la notte, accompagnato
di gente valorosa all'acqua e all'armi,
smontò ad un fiume alla città vicino,
e venne chetamente al mio giardino.

14
Quindi fui tratta alla galea spalmata,
prima che la città n'avesse avisi.
De la famiglia ignuda e disarmata
altri fuggiro, altri restaro uccisi,
parte captiva meco fu menata.
Così da la mia terra io mi divisi,
con quanto gaudio non ti potrei dire,
sperando in breve il mio Zerbin fruire.

15
Voltati sopra Mongia eramo a pena,
quando ci assalse alla sinistra sponda
un vento che turbò l'aria serena,
e turbò il mare, e al ciel gli levò l'onda.
Salta un maestro ch'a traverso mena,
e cresce ad ora ad ora, e soprabonda;
e cresce e soprabonda con tal forza,
che val poco alternar poggia con orza.

16
Non giova calar vele, e l'arbor sopra
corsia legar, né ruinar castella;
che ci veggian mal grado portar sopra
acuti scogli, appresso alla Rocella.
Se non ci aiuta quel che sta di sopra,
ci spinge in terra la crudel procella.
Il vento rio ne caccia in maggior fretta,
che d'arco mai non si aventò saetta.

17
Vide il periglio il Biscaglino, e a quello
usò un rimedio che fallir suol spesso:
ebbe ricorso subito al battello;
calossi, e me calar fece con esso.
Sceser dui altri, e ne scendea un drappello,
se i primi scesi l'avesser concesso;
ma con le spade li tenner discosto,
tagliar la fune, e ci allargammo tosto.

18
Fummo gittati a salvamento al lito
noi che nel palischermo eramo scesi;
periron gli altri col legno sdrucito;
in preda al mare andar tutti gli arnesi.
All'eterna Bontade, all'infinito
Amor, rendendo grazie, le man stesi,
che non m'avessi dal furor marino
lasciato tor di riveder Zerbino.

19
Come ch'io avessi sopra il legno e vesti
lasciato e gioie e l'altre cose care,
pur che la speme di Zerbin mi resti,
contenta son che s'abbi il resto il mare.
Non sono, ove scendemo, i liti pesti
d'alcun sentier, né intorno albergo appare;
ma solo il monte, al qual mai sempre fiede
l'ombroso capo il vento, e 'l mare il piede.