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Giulio Delminio Camillo - L'Idea del Theatro Il convivio L SECONDO grado del Theatro havera le porte sue dipinte di una istessa
imagine et questa sarà un convivio. Finge Homero, l'Oceano fare
un convito a tutti i suoi Dei, ne senza altissimo mistero l'altissimo
poeta fece tal fintione, intorno alla quale con la gratia di Dio noi
ne diremo alcuna cosa. Due sono state le produttioni, che Dio ha fatte,
l'una dentro della essenza della sua divinità, et l'altra di
fuori. La produttion di dentro, che è produttion senza principio,
et (per dir così) consustantiale, o coessentiale, et eterna,
è quella del verbo, dellaqual cosi dice Hieremia. Ego, qui caeteris generationem tribuo, sterilis ero?.
Et Giovanni volendo dir che fosse coeterna, disse. In principio erat verbum.
Et per dichiarar che Dio è il principio, aggiunse. Et Verbum erat apud Deum.
Appresso, per farci intender la coessentia, perche ego in patre, et pater in me est,
soggiunse. Et Deus erat verbum.
La produttion di fuori non è coessentiale; che fu fatta verbo
tantum, et di niente, et in tempo. Et questa fu la materia prima
chiamata altramente Chaos, et da Platonici anima del mondo, et
da Poeti Proteo. Dellaquale Dio poi trasse il cielo, la terra, et tutte
le cose. Et perche Platon nel Timeo crede questa materia prima
essere stata gemina, penso che leggendo Mosè in quel luogo, in principio creavit Deus coelum et terram,
credesse Dio haver fatto due materie, l'una del cielo, et l'altra della
terra. Et qui è ben da notare, che se havessimo ad intender in
questo passaggio Mosè cosi semplicemente, cioè
che Dio nell'un giorno creasse il Cielo, et la Terra per Cielo formato
et per Terra formata, quali veggiamo, inutilmente ripiglierebbe poi,
che il secondo giorno havesse fatto il Rachia, che vuol dire la massa
de Cieli, et non il firmamento, come dicono gli interpreti. Et inutilmente
havrebbe ancor messo il terzo giorno, nel qual fece apparir la terra.
Ma si come se uno si volesse vestir di lana, havendo davanti
una massa di lana non lavorata; potrebbe dir che quella fosse la sua
beretta, la sua cappa, et le sue calze; cosi disse Mosè,
che Dio creò il cielo et la
terra, intendendo di quella massa, donde quelli si havevano a formare.
Et Raimondo Lulio rende testimonio nel libro, che gli chiama'l suo
testamento, scritto mentr'egli era ritenuto in Inghilterra; che
Dio creò una materia prima, poi la divise in tre parti, et che
del fior della piu eccellente fece gli angeli, et l'anime nostre,
dell'altre i cieli, et della terza questo mondo inferiore. Or questa
materia prima apartenente et alla massa celeste, et a questo mondo inferiore,
è continuamente sotto la rota non voglio dir della generatione,
et della corruttione, come ha in costume di scrivere Aristotele, percioche
questi vocaboli dispiacciono. a Mercurio Trismegisto, ma, secondo la
sentenza di lui, della dimostratione, et del nascondimento. Sol Anima; che diverse cose tante Vedi, odi, et leggi, et scrivi, et parli, et pensi. Et noi sappiamo pur che in Dio sono le Idee, dicendo Giovanni. Quod factum est, in ipso vita erat. Non è da passar con silentio la cagione, perche sotto il nome dello splendore intendessero il Chaos. E adunque da sapere, che Orpheo scrive il Chaos esser nato antiquissimo con l'amore nel grembo; ilquale lo rivolge alla mente, nella quale sono impresse le Idee, et da quelle la forma concependo per la lor bellezza viene ad acquistar splendore. Ma per tornare alla materia della generatione, credono i Pithagorici, et i Platonici il calore essere spirito, cioè fiato dell'anima del mondo in ogni cosa, ma occulto, et che di quello pregna la detta anima annellando lo parturisca nel grembo della natura, et cosi lo congiunge col moto, et indi congiunto di eterna compagnia con maggior affetto soffia fuori spingendolo sotto alla dimensione; ne per tutto cio lo sperge, ma in cotal circuito a se lo raccoglie. Et quanto essa piu si diffonde, tanto piu circonfonde, et manda quasi fuori con origine nuova un quasi contenuato spirito di lei spirante. Questa openione hanno tenuto quegli eccellenti spiriti, iquali non intesero Christo, ma la verità della generatione, o pur della dimostratione, et del nascimento delle cose è, che essendo la materia prima in ogni parte, et riducendosi, o trovandosi insieme le cose di diversa natura; come è l'acqua et la terra, esse mai non si congiungerebbono in una unione, se lo spirito di Christo non sopravenisse; et in quelle entrando non le conciliasse ad esplicar fuori il seme occulto delle herbe et de' fiori. Et quella dimostration si fa per lo ingrossamento della materia, laqual poi assottigliandosi; il che è lo seccarsi; le cose manifeste si nascondono, et lo spirito resta et vive. Et cosi secondo la sentenza del Trismegisto immortalia omnia. Ma questa è la chiave de versi, i quali non vogliamo publicare, accioche non si prophanino. In confermation della qual cosa dice Paolo. Spiritus Christi, Spiritus vivificans. Et altrove dice la scrittura. Ego coelum et terram impleo. Ego via, veritas, et vita. Et se questo spirito non sopravenisse a far la conciliatione, i contrarij mai non si accorderebbono. Et intorno a cio Mercurio ne fa un libro. Quòd Deus latens simul, ac patens sit. Pertanto havendo di sopra proposto il Gamone de Pithagorici, quello riduceremo a tre capi, o vogliamo dire a tre principij in questo mondo.
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