La mia fatica è quasi una malattia. Ho intenzione di coricarmi sotto gli alberi verso le sei di sera. La metterò da parte. La ragione di questa necessità di scrivere deve stare nel nervosismo. Il pretesto è che adesso i miei atti mi portano verso uno dei miei tre futuri: la compagnia della donna, la solitudine (ovvero la morte in cui passai i miei ultimi anni, impossibile dopo aver contemplato una donna), l’orrenda giustizia. Verso quale? È difficile saperlo in tempo. Tuttavia, la redazione e la lettura di queste memorie possono aiutarmi in questa previsione così utile; forse mi permetteranno anche di contribuire alla produzione di un futuro conveniente.
Ho lavorato come un esecutore prodigioso; l’opera esce da qualsiasi relazione con le azioni che la produssero. Forse la magia dipende da questo: bisognava applicarsi nelle parti, nella difficoltà di piantare ciascun fiore e allinearlo con il precedente. Dal lavoro non si poteva prevedere l’opera conclusa; sarebbe un insieme disordinato di fiori o una donna, indistintamente.

Tuttavia l’opera non sembra improvvisata; è di una bellezza soddisfacente. Non può realizzare il mio progetto. In teoria una donna seduta, con le mani incrociate su un ginocchio non è più laboriosa di una donna in piedi; fatta di fiori la prima è quasi impossibile. La donna è frontale, con i piedi e la testa di profilo, guarda il tramonto. Il viso e un fazzoletto di fiori viola formano la testa. La pelle non è bella. Non sono riuscito ad ottenere quel colore adusto, che mi ripugna e mi attrae. Il vestito è di fiori azzurri; ha delle frange bianche. Il sole è fatto con dei strani girasoli che si trovano qui. Il mare con gli stessi fiori del vestito. Io sono di profilo, inginocchiato. Sono minuscolo (un terzo della dimensione della donna) e verde, fatto di foglie.
Ho modificato la scritta. La prima la pensai troppo lunga per farla coi fiori. La cambiai con questa:
La mia morte su questa isola hai tenuto sveglia
Mi piaceva l’idea di essere un morto insonne. Per questo piacere mi dimenticai della cortesia: nella frase ci poteva essere un rimprovero implicito. Tornai tuttavia su questa idea. Credo che mi accecassero: l’inclinazione a presentarmi come un ex-morto; la scoperta letteraria o pacchiana che la morte era impossibile a fianco di questa donna. Nella loro monotonia, le aberrazioni erano quasi mostruose:
Un morto nell’isola hai tenuto sveglio
O:
Non sono più morto: sono innamorato
Mi scoraggiai. L’iscrizione di fiori dice:
Il timido omaggio di un amore.


V